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Pensiero dell'anno

Mamma!
Nella vita a volte è necessario saper lottare, non solo senza paura, ma anche senza speranza.
Sandro Pertini

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25/03/15

La rete e le sue verità


Internet è un mezzo di comunicazione ( Mass Media ). Per gli addetti ai lavori è un complesso esercizio di informatica applicata alle reti. TCP/IP Gateway, Proxy, Socket, Livelli ISO/OSI, sono solo alcuni dei termini che usano i tecnici che lavorano nell'ambiente.  Qualche tempo fa i fratelli non avevano compreso bene cosa fosse ( probabilmente perchè l'avevano chiesto ad un informatico ) e spesso confondevano il contenuto con il contenente, così come molti adesso confondono il contenuto della bibbia con il formato ( non è che la bibbia scritta in rotoli sia più spirituale di un epub ). Ora, capite le enormi potenzialità di questo "strumento" è stato abbracciato a piene mani sfruttandone tutte le potenzialità. Come abbiamo potuto notare, noi partecipanti al blog, internet non è solo un mezzo di divulgazione, ma qualcosa di più coinvolgente. Attraverso l'anonimato, molti hanno avuto quel po' di coraggio nel dire cose che altrimenti sarebbero state molto complicate da condividere, senza rischiare ripercussioni negative. 

Ci sono però alcuni che hanno inondato il web con nuovi intendimenti, oppure con paginate di apologia biblica, difendendo questo o quel argomento dagli attacchi apostati. Tralasciando il fatto che sembrano sovrapporsi al canale principale di divulgazione delle verità scritturali, ricordano nondimeno chi a suo tempo cercò senza successo di raddrizzare l'arca del patto. Alcune volte ho tentato di leggere i contenuti ma spesso mi sono arreso perché sembravano più il risultato di una inutile patologia grafomane. Quando navigate in Internet, non fate come Eva. Abbiate senso critico, e non fidatevi subito di ciò che leggete. Prima chiedetevi: (1) Chi ha messo in rete questo materiale? Quali sono le sue credenziali? (2) Perché sono state pubblicate queste informazioni? Cosa ha spinto l’autore a farlo? È mosso da qualche pregiudizio? (3) Dove ha reperito quelle informazioni l’autore? Indica delle fonti che possano essere verificate? (4) Le informazioni sono aggiornate? Nel I secolo l’apostolo Paolo diede a Timoteo un consiglio che è altrettanto valido oggi. Paolo scrisse: “Custodisci il deposito che ti è affidato, evitando le parole vuote che violano ciò che è santo e le contraddizioni della falsamente chiamata ‘conoscenza’”. — 1 Tim. 6:20.


Ora personalmente sono anche convinto che contrariamente a quello che si pensa, il confronto continuo di idee, al di fuori di ogni controllo, non migliori le idee. Analizzate questa considerazione di Salomone “Nell’abbondanza della sapienza c’è abbondanza di vessazione, così che chi accresce la conoscenza accresce il dolore”. (Ec 1:18 ) Il rischio concreto che vedo è più quello di aumentare la stupidità di tutti, che non di migliorare le qualità spirituali delle persone. Mai, come in questo specifico caso l'uso di Internet deve essere fatto da cristiani consapevoli. 


Ad esempio: la qualità del blog a cui partecipiamo, dipende dalla qualità dei commenti che facciamo. Questo non vuol dire che dobbiamo impegnarci in complesse considerazioni esegetiche. Basta che il nostro contributo, con le parole scritte, sia sincero e dimostri il nostro interesse per la congregazione senza compromessi. La verità, come molti hanno scoperto, potrebbe essere difficile da comprendere ma è facile da dire, tanto che i bambini, sono quelli che riescono meglio di tutti ! 
“Ti lodo pubblicamente, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai attentamente nascosto queste cose ai saggi e agli intellettuali, e le hai rivelate ai bambini”. (Luca 10:21) 

Quale cosa è nascosta ai saggi e rivelata ai bambini se non la verità ?

La verità è un concetto a cui ambiamo e spesso lo usiamo, identificandoci con esso. ( Chi di noi non ha mai chiesto "Da quanto sei nella verità ?" ). Il problema è che molti pensano che la verità sia irraggiungibile, non reale possibile solo in altri luoghi. Come persone riflessive, però, fate bene a esaminare alcune domande pertinenti. Se la verità non si potesse trovare, perché Gesù Cristo avrebbe detto: “Conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi”? E perché un apostolo di Gesù avrebbe detto che Dio “vuole che ogni sorta di uomini siano salvati e vengano all’accurata conoscenza della verità”? Perché la parola “verità” in relazione alla fede ricorre oltre cento volte nelle Scritture Greche Cristiane? Sì, perché, se la verità non si può trovare? — Giovanni 8:32; 1 Timoteo 2:3, 4. La verità però, significa dire le cose come stanno e non come ci piacerebbe che fossero. La verità così mette sempre un po' di paura. A tutti i nominati che seguono il blog, di nascosto e sono un po' impauriti per le sorti della loro congregazione, seguite il detto mondano "male non fare, paura non avere". Non abbiate quindi mai paura della verità, anche se questa può essere scomoda. Imparate a mettere le cose nelle mani di Geova e se leggendo gli articoli o i commenti del blog avete capito che, anche solo con un atteggiamento, di aver ostacolato la congregazione o un singolo fratello,pentitevi, pregate Geova,  e mettete le cose a posto nella congregazione. Ricordate, non stiamo facendo gli interessi di un blog ma stiamo facendo gli interessi della congregazione e quindi di Geova stesso.

20/03/15

TdG - Un pò di storia



pubblicato per la prima volta il
27 Marzo 2014


Svelato il segreto misterioso,
lo dobbiamo a lui ?



Amman Jacob (Amish)


Nel 1693 Amman Jacob un anabattista,andò in contrasto con gli anziani della chiesa mennonita in merito all'interpretazione e applicazione dei principi biblici sull'ostracismo più rigoroso nei confronti dei fedeli colpiti da scomunica (leggi disassociazione).
Egli affermava addirittura che il coniuge dello scomunicato non dovesse  avere rapporti sessuali con il medesimo.Non si doveva nemmeno mangiare con queste persone in base all'applicazione di un passo biblico.

Per queste divergenze fu scomunicato dai mennoniti svizzeri e fondò la religione oggi conosciuta come Amish. La procedura che oggi applicchiamo   di ostracizzare i disassociati ,tutti indistintamente, non è una invenzione del corpo direttivo del 1980 ma risale alle religioni integraliste americane,quelle che credono alla Creazione  in 7 giorni letterali e fanno una applicazione estremistica di molti passi biblici .

Quando nel 1980, un dissidente del corpo direttivo fu allontanato dal suo incarico e insieme a lui anche altri fratelli che ricoprivano incarichi di grandi responsabilità alla sede mondiale ,per timore di un allontanamento generale e una contaminazione di idee non in regola con il resto del corpo direttivo, si decise una stretta sulla disassociazione , si imposero regole molto ferree sull'ostracismo che influiscono a tutt'oggi su decine di migliaia di famiglie di fratelli leali a Geova .

La SINDROME -FRANZ  che colpì da allora i nostri vertici se, pur comprensibile da un punto di vista umano e forse in  parte anche scritturale,si è trasformata in un piccolo incubo e una prova di fede per chi si è trovato da allora, a combattere contro queste regole, molto rigide . Molti ragazzi in tenerà età si sono ritrovati ostracizzati dalla famiglia e alcuni di loro si sono allontanati completamente dal popolo di Geova e dalle rispettive famiglie , l'ostracismo totalitario ha colpito anche nonni,zii,parenti acquisiti,amici stretti di infanzia, famiglie intere e ha prodotto un allontanamento lento dalle indicazioni amorevoli, che il Maestro Gesù, il Re del Regno, aveva lasciato ai suoi discepoli. In effetti, un esame attento dei vangeli, evidenzia che Gesù  non aveva dato nessuna indicazione che tra i cristiani avrebbe regnato un simile approccio fondamentalista verso chi era peccatore praticante.




Fonti

http://en.wikipedia.org/wiki/Jakob_Ammann

http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I10501.php

http://gameo.org/index.php?title=Ammann,_Jakob_(17th/18th_century)

http://www.everyculture.com/multi/Sr-Z/Swiss-Americans.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Jakob_Ammann










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15/03/15

Le buone e le cattive Intenzioni

Le buone intenzioni


Qui si inseriscono una tipologia di fratelli che definirei gli ingenui che detta così potrebbe dare l'idea che siano innocui e invece la realtà è ben diversa. Gesù Cristo aveva chiesto agli apostoli chi pensavano che fosse. Pietro disse apertamente: “Tu sei il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente”. Gesù lodò Pietro per quello che aveva detto. Ma quando Cristo disse ai discepoli che doveva soffrire molte cose ed essere messo a morte a Gerusalemme, la notizia fu talmente inaspettata che Pietro, preso da parte Gesù, lo rimproverò dicendo: “Sii benigno con te stesso, Signore; tu non avrai affatto questo destino”. Gesù gli rispose: “Va dietro a me, Satana! Tu mi sei una pietra d’inciampo, perché pensi non i pensieri di Dio, ma quelli degli uomini”. (Matteo 16:13-23) Chiaramente Pietro mancava di conoscenza, di intendimento. Le sue intenzioni erano buone, ma questo non bastava. Potrebbe capitare qualcosa di simile nella congregazione odierna ? Certamente. Come abbiamo detto all'inizio la buona intenzione è un peccato di ingenuità, essa poi è il risultato della superficialità. Una buona intenzione se frutto di scarso discernimento potrebbe essere disastrosa come quella ambulanza che ha ucciso la persona, che doveva soccorrere, investendola. Nessun cristiano consapevole vorrebbe macchiare la sua coscienza di un simile errore. Notate che Gesù ha insultato molti in modo veemente e diretto, ma nessuno dei suoi oppositori lo ha mai chiamato Satana. Pietro non era un unto ?  Io non so perchè, cari fratelli, ma mi sono fatto l'idea che è peggio una buona intenzione che una cattiva intenzione.

Le cattive intenzioni


La venuta del Messia mise in risalto la natura compassionevole della giustizia di Geova. Come predetto dal profeta Isaia, Gesù insegnò la giustizia divina e visse in armonia con essa. È chiaro che la giustizia di Dio include il trattare con tenerezza coloro che sono abbattuti. In questo modo Geova si assicura che i più deboli non vengono meno al punto da non potersi più riprendere. Gesù, il “servitore” di Geova, venne sulla terra per ‘far conoscere alle nazioni’ questo aspetto della giustizia divina. Lo fece soprattutto dandoci un esempio vivente di ciò che significa la giustizia di Dio. In qualità di “germoglio giusto” del re Davide, Gesù fu ansioso di ‘cercare il diritto ed essere pronto nella giustizia’. — Isaia 16:5; 42:1-4; Matteo 12:18-21; Geremia 33:14, 15. Nel I secolo E.V. questo chiarimento della natura della giustizia di Geova era particolarmente necessario. Gli anziani e i capi religiosi giudei — gli scribi, i farisei e altri — proclamavano e dimostravano di avere una veduta distorta del diritto e della giustizia. Di conseguenza la gente comune, impossibilitata a vivere secondo le norme imposte dagli scribi e dai farisei, probabilmente immaginava che la giustizia di Dio fosse irraggiungibile. (Matteo 23:4; Luca 11:46) Gesù dimostrò che non era così. Scelse i suoi discepoli fra la gente comune e insegnò loro le giuste norme di Dio. — Matteo 9:36; 11:28-30. La cosa è molto seria. Saper distinguere fra i veri e i falsi ministri è questione di vita o di morte. E non è un’esagerazione! Nel suo famoso Sermone del Monte Gesù avvertì: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in manto da pecore, ma dentro sono lupi rapaci”. — Matteo 7:15 Ebbene si, triste a dirsi ci sono fratelli che si comportano in modo molto scorretto nei confronti dei loro fratelli ed anche con i disassociati in modo tale da essere la causa della loro vessazione e angustia. Quando poi questi fratelli sono dei nominati allora è l'intera congregazione a soffrirne. Il tempo per dire basta a questo tipo di angherie è arrivato a nessun cristiano consapevole deve essere concesso ancora di continuare con questo atteggiamento superficiale che toglie lo spirito santo di Dio dalle congregazioni. 

07/03/15

TDG : RUSSEL E LA LIBERTA' Di PENSIERO E PAROLA




RUSSEL E LA LIBERTA' Di PENSIERO E PAROLA



Nell'organizzazione che vorrei ......la libertà di pensiero e di parola di ogni persona verrebbe rispettata al massimo, come ai tempi del nostro caro ed amato Pastore Russell, giustamente definiti da qualcuno su questo blog "magnifici tempi"!!! Ed era proprio così!!!  Oggi, condividerò con voi alcune perle di saggezza biblica tratte dal Vol.6 degli Studi sulle Scritture di Russell, perché, come disse C.A Wise di Indianapolis ai funerali di quel gran ricercatore di verità: "Le sue parole gentili ed amorevoli e le sue nobili azioni continueranno a vivere; e lui, anche se è morto, parla ancora"!!!
Gli incontri tra cristiani
    Ed oggi a distanza di oltre cent'anni ci parla ancora. E che cosa ci dice? Ci dice che nell'organizzazione che vorrei... : " Dovrebbero esserci incontri regolari frequenti in cui si potrebbero offrire a chiunque ragionevolmente ampie occasioni di presentare quello che possa credere che sia una visione differente della verità da quella che è generalmente detenuta e approvata dall'Ecclesia.       .....

    A prescindere da quanto ci sentiamo sicuri di possedere la verità, non sarebbe di certo saggio se chiudessimo e bloccassimo la porta dell'interrogazione e delle espressioni contrarie come ad escludere tutto ciò che potrebbe essere considerato errore dal leader dell'incontro o dall'intera congregazione. Dovrebbe prevalere solo una limitazione per un'esclusione completa, vale a dire che le adunanze delle Nuove Creature non servono per prendere in considerazione argomenti di natura secolare, scienze e filosofie mondane, ma solamente lo studio della rivelazione divina; e per tale studio della rivelazione divina la congregazione dovrebbe, per prima cosa, per ultima cosa e sempre, riconoscere la differenza tra i principi fondamentali delle dottrine di Cristo (che non è permesso a nessun membro cambiare o alterare, e per i quali non è permesso a nessun membro di dare l'approvazione perché vengano messi in dubbio) e la discussione di dottrine avanzate, che debbono essere in completo accordo con i principi fondamentali. 
NON CRITICONI ,
MA RAGIONEVOLI E PACIFICATORI
    Questi ultimi dovrebbero avere a profusione sempre complete opportunità di essere ascoltati e ci dovrebbero essere incontri nei quali poterli ascoltare. Tuttavia ciò non vuol dire che si dovrebbero ascoltare in continuazione e che si dovrebbe permettere a qualche individuo di confondere e distrarre ogni incontro e ogni argomento con qualche particolare idea fissa. Che la sua idea fissa abbia il suo giusto momento per essere ascoltata e che ci sia una discussione giusta al momento appropriato, alla presenza di qualcuno ben preparato nella Verità, e se viene esclusa dalla congregazione come idea non biblica, e se il promotore del concetto non è convinto della mancanza di riscontro biblico nell'idea, che almeno si trattenga dall'imporre l'argomento all'attenzione della Chiesa per molto tempo (forse un anno) allorché, senza essere improprio, potrà richiedere un'altra udienza, che può venire accordata o meno, a seconda che la congregazione pensi che la questione sia degna o meno di udienza e di ricerca. .....

    Stando così le cose, tutte le domande, tutte le risposte, tutti i commenti, negli incontri dove partecipano diverse persone, dovrebbero essere per tutta la compagnia presente... Pertanto, dopo aver espresso il suo punto di vista, ciascuno deve tranquillamente ascoltare le vedute degli altri e non sentirsi chiamato a dibattere e a riaffermare la sua posizione già enunciata. Avendo fatto uso della sua opportunità, ognuno deve confidare nel Signore perché guidi, insegni e mostri la verità, e non dovrebbe insistere che tutti debbano arrivare a vedere ogni particolare come lo vede lui, e neppure come lo vede la maggioranza. "Su ciò che è essenziale, l'unità; su ciò che non è essenziale, la carità" è il regolamento giusto da seguire."

Studi sulle Scritture Vol.6 La Nuova Creazione di C.T. Russell 1904, pp 311, 314,322,323

 Quindi ai tempi Russell  la libertà di pensiero non solo non era vietata, ma veniva incoraggiata!!! Anzi costringere le persone a pensarla alla stessa maniera era considerata una cosa sbagliata!! Al riguardo, Russell, scriveva:

"Lo sforzo di costringere tutti gli uomini a pensare alla stessa maniera su ogni argomento culminò nella grande apostasia e nello sviluppo del grande sistema papale" (w 1/9/1893)

 Unità scritturale

    "L'unità della fede è desiderabile; è da essere perseguita con impegno; ma non il tipo di unità cui il mondo generalmente aspira. L'unità deve essere secondo le linee della "fede data un tempo ai santi" nella sua purezza e semplicità e in piena libertà per ciascun membro di assumere punti di vista differenti su punti di minore importanza e assolutamente senza nessuna istruzione riguardo alle speculazioni, alle teorie umane, ecc.

L'idea di unità contenuta nelle Scritture si basa sui principi fondamentali del Vangelo.

(1) La nostra redenzione per mezzo del sangue prezioso e la nostra giustificazione mediante la dimostrazione della fede in ciò.

(2) La nostra santificazione, la dedicazione al Signore, alla verità e al loro servizio, incluso il servizio dei fratelli.

(3) Senza questi elementi essenziali, su cui si deve richiedere l'unità, non ci può essere nessuna fratellanza come descritta dalle Scritture; su qualsiasi altro punto si deve accordare la più piena libertà, tuttavia, con un desiderio di vedere, e di aiutare gli altri a vedere, il piano divino in ogni sua caratteristica e in ogni suo dettaglio. In tal modo ogni membro del corpo di Cristo, mantenendo la sua libertà personale, è così completamente dedicato al Capo e a tutte le membra che sarà suo piacere offrire tutto, anche la vita stessa, per loro. ....


L'amore del Cristo unisce , nient'altro regge al confronto



    L'Apostolo dichiara che è il piacere del Signore che non vi sia nessuno scisma nel corpo, nessuna spaccatura, nessuna divisione. Con i metodi umani le divisioni sono inevitabili, eccetto per quanto riguarda il periodo di trionfo del Papato, quando il sistema nominale divenne potente e usò metodi drastici di persecuzione nel trattare con coloro che non erano completamente d'accordo con esso. Quella, tuttavia, era un'unità di forza, di costrizione: un'unità esteriore e non un'unità del cuore. Coloro che il Figlio rende liberi non possono mai partecipare di cuore a unioni di questo tipo nelle quali la libertà personale è totalmente distrutta. La difficoltà con le denominazioni Protestanti non è che esse sono troppo liberali e, per questo motivo, si sono separate in molti frammenti, ma piuttosto che esse hanno ancora molto dello spirito dell'istituzione madre senza possedere il potere che ella esercitava una volta per soffocare e sopprimere la libertà di pensiero. 



    Senza dubbio, sorprenderemo molti dicendo che invece di avere troppe divisioni o spaccature del tipo che vediamo ora dappertutto, il bisogno reale della Chiesa di Cristo è ancor più libertà, finché ciascun membro individuale sarà libero e indipendente da tutti i vincoli umani, dai credi, dalle confessioni, ecc. Con ciascun singolo Cristiano che rimane saldo nella libertà con cui è stato fatto libero dal Signore (Gal. 5:1; Giovanni 8:32) e ciascun singolo Cristiano unito nella lealtà al Signore e alla sua Parola, molto presto si discernerebbe l'unità originaria che le Scritture hanno inculcato e tutti i veri figli di Dio, tutte le membra della Nuova Creazione, si troverebbero attirate un membro all'altro similmente libero e si troverebbero legate a vicenda dai legami dell'amore molto più fortemente di quanto non siano legati gli uomini nei sistemi e nelle società terrene. "L'amore di Cristo ci costringe" [ci tiene insieme, Concordanza di Young]. II Cor. 5:14"



Studi sulle Scritture Vol.6 La Nuova Creazione

di C.T. Russell 1904, pp 240,241


S.D.
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03/03/15

Come sopravvivere nel tempo della fine - La scomunica oltre ciò che ovvio


Il contenuto di questo post è stato preso da una pagina in rete con argomento la disassociazione nei testimoni di Geova e dopo averlo rivisto e corretto diamo la possibilità a tutti voi del blog di discuterne. Prima di affrontare l'argomento volevo ribadire un aspetto importante riprendendo le indicazioni date da Neemia relativo al Decalogo che ci ricordava che i post non dovranno occuparsi di dottrine scritturali. E' quello che tenteremo di fare anche se alcune considerazioni bibliche saranno necessarie per comprendere di cosa stiamo parlando ma non sono da confondere con gli intendimenti. Le precisazioni quindi e le puntualizzazioni sono sempre lecite e necessarie. Le discussioni che faremo in questo post sono relative all'applicazione di questi principi e quindi al modo con cui ognuno di noi serve Geova. 

Patti chiari
Testimoni di Geova si diventa e non si nasce. Quindi, essere cristiani testimoni di Geova è una scelta libera e consapevole che ogni membro condivida valori, precetti e vita di comunità. Questo è uno dei motivi per cui i testimoni di Geova non battezzano neonati e tutti gli individui in genere che non sono naturalmente consapevoli. Questo aspetto risulta evidente quando si deve considerare la disassociazione di un membro aderente. Perchè ? Perchè la disassociazione potrebbe avere pesanti ripercussioni relazionali che coinvolgono la vita dell'individuo. Questo tipo di regola deve essere chiara sin dall'inizio altrimenti le aspettative che ci poniamo possono non essere realiste. La disassociazione è un aspetto importante che fa parte della vita stessa della comunità cristiana. Questa possibilità è essenziale nella comunità è un principio biblico è deve essere salvaguardato. Senza di essa le attività dentro la congregazione potrebbero essere pesantemente compromesse. Perchè viene attuata la disassociazione ? Il libro perspicacia spiega in modo chiaro i motivi. Nella definizione del concetto si parla in modo esplicito di "salvaguardare la purezza dottrinale e morale dell’organizzazione" ed anche che "è necessario per garantire l’esistenza stessa dell’organizzazione, e ciò vale in particolare per la congregazione cristiana, che deve rimanere pura e conservare il favore di Dio per poter essere da lui impiegata e rappresentarlo” .

Prime conferme scritturali
Tenete a mente questo aspetto e consideriamo alcune conferme scritturali. L’apostolo Paolo, nella prima lettera ai Corinti (cfr. 1 Corinti 5:5,11,13) ordinò l’espulsione di un peccatore che aveva rapporti con la moglie del proprio padre. Si valse di questa autorità anche per disassociare alcuni che considerava apostati come Imeneo e Alessandro. (cfr. 1 Timoteo 1:19,20). A differenza di molte organizzazioni religiose che tendono spesso a sottovalutare la disassociazione, in quelle circostanze Paolo e Giovanni non usarono mezzi termini. Le trasgressioni passibili di disassociazione nella congregazione cristiana dei testimoni di Geova secondo la Bibbia sono: fornicazione, adulterio, avidità, estorsione, furto, menzogna, ubriachezza, linguaggio oltraggioso, spiritismo, omicidio, idolatria, apostasia e il causare divisioni nella congregazione. Anche se chi commette queste cose non viene automaticamente disassociato come vedremo più avanti (cfr. 1 Corinti 5:9-13; Tito 3:10,11; Apocalisse o Rivelazione 21:8). Colui che commette peccati gravi, deve essere aiutato e/o ammonito prima che sia preso contro di lui questo provvedimento. L'apostolo Paolo vuole salvaguardare la purezza morale della congregazione ma non solo. Si rende conto che in alcuni casi le congregazioni sono messe a dura prova da cristiani che sebbene non commettano peccati evidenti con il loro comportamento e il loro atteggiamento causano divisioni nella congregazione. Chi sono questi sedicenti cristiani ?

Il provvedimento della disassociazione, deve considerare anche il recupero spirituale della persona come è esposto nella seconda lettera ai Corinti (cfr. 2 Corinti 2:5-11). Vediamo ora come dovrebbero comportarsi i singoli testimoni di Geova con chi è stato disassociato dalla congregazione. La prima lettera ai Corinti 5:11 dice: “Cessate di mischiarvi in compagnia di qualcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido o idolatra o oltraggiatore o ubriacone o rapace, non mangiando nemmeno con un tal uomo”. L’apostolo Giovanni aggiunge un particolare in più: “Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo, poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse”. Nella seconda lettera di Giovanni (cfr. 2 Giovanni 8-11) si applica l'espulsione a chi rinnega il Cristo apostatando sulla sua natura. Questo passo risulta importante da comprendere perchè è una applicazione diretta della disassociazione verso gli apostati.


Il peccato di apostasia è da considerare in modo diverso rispetto agli altri peccati ? Riteniamo di si. Per capire la differenza possiamo fare questo esempio. Chi pecca di fornicazione o adulterio o di avidità è come quel corridore che cade durante la corsa cristiana. Ha interrotto le sue attività cadendo, però se si rialza, non dovrà fare altro che riprendere la corsa cristiana. Questo è possibile perchè è venuto meno nella applicazione di un principio. Un fratello che pecca di apostasia e quindi mette in discussione le verità scritturali è come un corridore che non segue più il tracciato, cambia via, sentiero, strada. La sua direzione non è più quella scritturale e la sua meta non è più la meta dei fratelli che correvano insieme a lui. L'apostata mette quindi in discussione il principio stesso. Se i fratelli prestassero una sponda o un orecchio alla sua voce potrebbe essere un vero disastro spirituale e per questo l'apostolo Giovanni richiama l'attenzione su di esso.

Cosa dicono altre scritture bibliche?
Per esempio, la summenzionata scrittura di 1 Corinti 5:9-13, consiglia “di cessar di mischiarsi in compagnia di alcuno chiamato fratello…”. Questa scrittura è molto chiara, fa riferimento a quelli che rinnegano il Cristo come appunto gli apostati, perchè solo chi ha creduto nel Cristo può essere "chiamato fratello". Una persona del mondo non può essere considerata fratello ne considerarsi tale. Queste persone lo ribadiamo, non meritano la compagnia dei cristiani. Il motivo? Non si sono comportati in modo degno del nome di Gesù e della sua congregazione. Queste due scritture si completano a vicenda, a prescindere dall'interpretazione che ne diamo. Ma cerchiamo di approfondire meglio questo argomento. Spesso gli apologeti della verità usano testi dove difendono la disassociazione a spada tratta con argomenti che potrebbero essere fuorvianti e spesso sono in controsenso. Questi fratelli ad esempio accusano le avverse religioni di incoerenza, perché esse stesse hanno nel loro diritto canonico forme di espulsione o di scomunica. Queste "prove" a ben vedere però non dimostrano nulla, perché non si legittima mai la nostra fede con l'intendimento apostata di un'altra religione. L'effetto negativo che si ottiene è quello di considerarci esattamente come le altre religioni cristiane.

L'unità della congregazione
La lettera agli Efesini 4:11-13 chiarisce ancora meglio il concetto: “…finché perveniamo tutti all’unità della fede e dell’accurata conoscenza del Figlio di Dio, all’uomo fatto”. È possibile l’unità della fede se ci sono opinioni diversi nella congregazione? È ovvio che la base per venire accettati come componenti dei testimoni di Geova non può essere semplicemente il credere in Dio, nella Bibbia, in Gesù Cristo, e così via. Sia il papa cattolico che l’arcivescovo anglicano di Canterbury che professano di credere nelle stesse cose, eppure i fedeli che appartengono a una di queste due chiese non possono appartenere all’altra. In modo simile, il semplice fatto che uno professi queste credenze non lo autorizza a identificarsi come testimone di Geova. Per essere testimoni di Geova occorre accettare tutto l’insieme degli insegnamenti della Bibbia; questi però sono da distinguere da tutti i formalismi burocratici che non sono scritturalmente avvallati. Possiamo avere unità nel pensiero e avere forme di espressione diverse ? Noi ragionevolmente riteniamo di si.

La disassociazione è ingiusta?
Asserire che i testimoni di Geova vengono disassociati ingiustamente pagando troppo duramente, anche con forti ripercussioni sulla salute per un errore che non avrebbero commesso, non è un gravissimo errore di valutazione ma è semplicemente una realtà che molti hanno affrontato. Far finta che questi ex fratelli siano il risultato di un effetto collaterale marginale e insignificante rispetto all'intero popolo di Geova non è ragionevole così come sostenere che i CG siano immuni da errori di valutazione. Queste considerazioni però non sono una prova che la disassociazione sia sbagliata.

Savaguardare la disassociazione
Partendo dal presupposto che se un fratello smette di credere in Dio e diventa apostata non è necessario dargli ulteriori risposte sui dubbi. Se prendo un altro sentiero non ponendo più fede nel sacrificio del Cristo, non posso rimpiangere di sentirmi solo e abbandonato. Ma è anche vero che se un ex fratello ci fa una accusa, bollarlo come apostata e quindi non degno di essere preso in considerazione, non risolve l'accusa. Tutti i cristiani consapevoli dovrebbero tenere conto dei sentimenti di tutti anche dei disassociati. Un modo ad esempio per salvaguardare la disassociazione è che le regole siano coerenti per tutti. Disassociare una persona che fuma è giusto, ma se questa persona risulta invalida mentalmente a che serve la disassociazione ?

La disassociazione è fuori legge?
Ovviamente tutti i cittadini in uno stato di diritto hanno una legislazione ufficiale a cui si deve rendere conto. I provvedimenti disciplinari dei testimoni di Geova non applicano le norme del processo penale in quanto non ci sono le premesse che lo richiedono. Partendo dal presupposto che anche i CG devono tener conto della legislazione corrente, sostenere che in Italia la defezione o l'allontanamento non sia legale non ha molto senso. In primo luogo questo aspetto è stato riconosciuto dallo stato italiano. Nel documento redatto lo Statuto della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova prevede (art. 5) che l’espulsione di un membro sia adottata dagli anziani delle comunità locali. Nella "prassi" almeno tre anziani formano un comitato che viene incaricato dal corpo degli anziani o presbiterio di esaminare la condotta di un aderente, e ciò soltanto in presenza di una grave e provata trasgressione. Il problema della "prassi" è capire se gli anziani hanno provate capacità di gestire la situazione in questione.

Ci possono essere casi scottanti che il peccato implichi anche reati puniti dalla legge. Questi casi devono essere gestiti con un minimo di attenzione. I problemi relativi ai casi di pedofilia o agli scandali finanziari di qualche furbetto del quartierino sono spesso sbandierati ai 4 venti. Questi scandali sono immeritatamente associati ad altri scandali di confessioni religiose ben più blasonate della nostra. Oltre al reato non vi sono molte altri elementi comuni a meno di un aspetto. Semplifico con una domanda: quanto il CG si può sovrapporre all'intervento della giustizia secolare ? Dalla scrittura di Corinti molti reati penali sono espressamente citati, in genere sappiamo come regola che tutti i reati alla persona e alle cose devono essere anche gestiti dai CG. Chiarifichiamo il concetto, i peccati però che hanno una valenza penale sono solo un piccolo sottoinsieme di tutti i peccati che i CG prendono in considerazione e di solito sono la conseguenza. Es: se commetto un furto e vengo arrestato il CG farà il suo iter che è indipendente dalle mie sorti penali.

A questo punto risulta chiaro che devono essere date indicazioni precise ai CG, per non incappare in violazioni (formali) che però nulla devono aver a che fare con il reato. I CG non devono essere accusati di favoreggiamento o di occultamento delle prove considerando che in questo caso i problemi ricadono direttamente sul CG.  Consideriamo anche che sono tanti i fattori che potrebbero essere implicati nella mancata applicazione delle indicazioni e questi fattori non è detto che siano per forza imputabili all'organizzazione. Diciamo che sicuramente deve essere possibile che l'organizzazione abbia la capacità di muoversi prendendo decisioni veloci e non costretta o vincolata da meccanismi costrittivi interni. Si deve riconoscere che è oggettivamente problematico gestire le varie situazioni ma ci sentiamo di dire ai numerosi detrattori e siti canaglia vari che confondere il problema, con la gestione del problema è un palese errore di valutazione.

Modus operandi del comitato giudiziario

Il comitato giudiziario deve giudicare tre cose:


  • Se il peccato è stato commesso.
  • Se il peccato è di una gravità tale da comportare la disassociazione.
  • Se il trasgressore è pentito.

Sul primo punto, in mancanza di una confessione ci si basa sulle testimonianza altrui e l’accusato può portare tutti i testimoni che vuole. Una volta appurato il primo punto non è cosa molto complessa risolvere anche il secondo punto. È sul terzo punto che l’accusato potrebbe lamentarsi ritenendo di essere pentito mentre il comitato giudiziario non lo crede. Ma su questo punto non esiste argomentazione dialettica che possa influire sul giudizio che gli anziani devono dare in onesta coscienza. Si tratta di giudicare come l’accusato reagisce alla consapevolezza del peccato.

Se l’accusato ritiene in anticipo che i componenti del comitato giudiziario ce l’hanno con lui o potrebbe esserci un conflitto di interessi per un motivo o un altro o perché parenti dei testimoni che l’accusano ecc. può comunque chiedere che venga giudicato da anziani al di sopra di ogni ragionevole sospetto, se necessario, anche di altre congregazioni. In più, dopo il giudizio, se l’accusato ritiene che il comitato abbia fatto un grave errore di giudizio su uno o più di quei tre punti, può chiedere che il suo caso venga esaminato da un’altro comitato ancora. Questo è quello che dovrebbe accadere ma se questi meccanismi si inceppano i fratelli non sono disponibili, oppure ai fratelli appellanti vengono contestati vizi di forma per non aver seguito procedure si finisce in un pantano difficile da districare dove chi ci rimette è sempre l'anello debole di questa catena. La facilità con cui si ergono inutili muri di gomma è un po troppo sotto gli occhi di tutti.

Si sostiene che

In alcuni siti apologeti si sostiene che la bontà delle disassociazioni viene determinata dal fatto che tutte le espulsioni sono accettate senza che il giudicato richieda appello. Sostenere che "gli anziani giudicanti hanno come primario interesse il benessere spirituale del trasgressore e della congregazione, sono pastori e non professionisti di mestiere che operano con il presupposto della presunzione di colpevolezza come fanno i magistrati inquirenti." è una bella dichiarazione di intenti con brevi toni realistici che però non ha niente a che vedere con la questione. Anche le questioni seguenti che si pongono "la disassociazione è severa?" oppure "gli anziani devono essere inflessibili" non hanno molto fondamento. Perchè ? Perchè qui non si tratta di difendere le posizioni di disassociati ne tantomeno di apostati che mungono a piene mani da questo blog. Partiamo dal presupposto che questo non è un sindacato come qualcuno tenta di inquadrarci e in questo contesto noi in controtendenza a tutti, vogliamo difendere la disassociazione stessa, perchè desideriamo che sia applicata nel rispetto dello spirito cristiano. Perchè ? Perchè se questo non accade siamo certi che lo spirito di Dio si allontanerà dalla congregazione con tutti gli effetti nefasti che ne conseguono. Cosa succede quando si disassocia un minorenne ? come gestire le disassociazioni indotte ? E' lecito disassociare un malato mentale ? Se siamo anziani consideriamo la disassociazione essenziale per risolvere i problemi nel modo più semplice ? Se come anziani rispondiamo male a questa e ad altre domande simili è come se si accendesse una miccia ad un candelotto, potremmo non fare in tempo a lanciarlo.