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Pensiero dell'anno

Mamma!
Nella vita a volte è necessario saper lottare, non solo senza paura, ma anche senza speranza.
Sandro Pertini

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26/08/15

TdG : Russel e 1 Tessalonicesi 5:14,15

 
 
"Ammonire i disordinati"
Vol.6 La Nuova Creazione di
C.T. Russell 1904
 
"Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, ad esser longanimi verso tutti. Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi procacciate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti." I Tess. 5:14, 15
 
Questa esortazione non è per gli anziani, ma per la Chiesa intera, inclusi gli anziani. Prende atto del fatto che sebbene la Chiesa intera, quale Nuova Creazione di Dio, abbia una buona reputazione al suo cospetto quali Nuove Creature in Gesù Cristo, cionondimeno essa sia singolarmente che come gruppo ha le sue imperfezioni per quanto concerne la carne. Inoltre rende evidente ciò che tutti riconosciamo, vale a dire che ci sono differenze nei gradi e nei generi delle imperfezioni carnali; così che, come per i figli di una famiglia terrena si richiedono ai genitori trattamenti diversi a seconda delle loro disposizioni diverse, molto di più ciò avviene nella famiglia di Dio dove le differenze di disposizione sono così vaste da richiedere una considerazione vicendevole speciale. Prendere nota delle imperfezioni vicendevoli, dal punto di vista della critica, sarebbe provocare molto danno a noi stessi, coltivando nei nostri cuori una disposizione criticona, sempre pronta a ravvisare le debolezze e le imperfezioni di altri e, proporzionalmente, forse, propensa ad essere cieca ai nostri stessi difetti. Tale critica è completamente estranea allo spirito e all'intenzione dell'esortazione dell'Apostolo.
 
Ci si è rivolti a coloro che sono stati generati dallo spirito della verità, dallo spirito di santità, dallo spirito di umiltà, dallo spirito d'amore. Costoro, pertanto, man mano che crescono nelle grazie dello Spirito, temeranno e criticheranno principalmente i propri difetti, mentre il loro amore per gli altri li porterà, mentalmente, a scusarli e a far loro delle concessioni il più possibile. Ma mentre questo spirito d'amore condona giustamente le offese e le debolezze dei fratelli, nondimeno deve stare all'erta perché faccia loro del bene, non mediante litigi, discordie, alterchi, rimproveri, il trovare da ridire su tutto e il fare della maldicenza reciproca, ma in una maniera tale da essere approvata dalla Regola d'oro. Con mansuetudine, mitezza, tolleranza e pazienza cercherà di fare concessioni l'uno verso l'altro e allo stesso tempo cercherà di aiutare ad uscir fuori da esse, ciascuno ricordandosi delle proprie debolezze di un tipo o dell'altro.
 
 I disordinati non debbono essere confortati, appoggiati e incoraggiati nel cammino sbagliato; ma nella benevolenza, nell'amore, debbono essere ammoniti ricordando loro che Dio è un Dio dell'ordine; e che in proporzione di quanto cresciamo a sua immagine e nel suo favore, noi dobbiamo osservare le regole dell'ordine. ......Forse i disordinati o i male organizzati non sono interamente da incolpare per questa condizione. Molte persone sono male organizzate di nascita e propense ad essere tali nell'abbigliamento e in tutti i loro affari della vita. La mancanza di ordine, quindi, è parte della loro debolezza di cui si dovrebbe avere compassione, con mansuetudine, ma, nondimeno, non si dovrebbe permettere loro di recare danno alla Chiesa di Dio, di ostacolare la sua utilità, di impedire la sua cooperazione nello studio e nel servizio della Verità. Non è la volontà di Dio che il suo popolo abbia quella mitezza che non sarebbe altro che debolezza nel trattare con le persone male organizzate. Con mansuetudine, con amore, ma con fermezza, si dovrebbe mostrar loro che, visto che l'ordine è la prima legge del cielo, esso dovrebbe essere molto stimato tra coloro che hanno la mente rivolta verso il cielo; e che sarebbe peccaminoso per la congregazione permettere ad uno o a due o a più dei suoi membri di fare violenza ai regolamenti divini, come espresso nella Parola di Dio e come generalmente capito dalla congregazione con la quale tale persona è affiliata.
 
 
Ammonimento non un ordine generale
 
 
Sarebbe un grande errore, tuttavia supporre che l'Apostolo, nell'usare questo linguaggio generale verso la Chiesa, volesse dire che ciascun individuo della Chiesa avrebbe dovuto rivolgere tale ammonimento. Ammonire in modo saggio, in modo che sia di aiuto, è una faccenda veramente molto delicata e incredibilmente pochi hanno il talento di farlo. L'elezione degli anziani da parte delle congregazioni è intesa con il significato dell'elezione di coloro che fanno parte del numero di chi possiede la misura più grande di sviluppo spirituale, insieme alle qualificazioni naturali a costituirli rappresentanti della congregazione, non solo rispetto alla conduzione degli incontri, ecc. ma anche rispetto al mantenere l'ordine negli incontri e all'ammonire i disordinati in modo saggio, con mitezza, con fermezza.
 
Che questo sia il pensiero dell'Apostolo è mostrato chiaramente nei due versetti precedenti, in cui si dice:
"Fratelli, vi preghiamo di avere in considerazione coloro che faticano fra voi, che vi son preposti nel Signore e vi ammoniscono, e di tenerli in grande stima ed amarli a motivo dell'opera loro. E vivete in pace fra voi." I Tess. 5:12, 13
Se si è cercata la sapienza divina appropriatamente e se essa si è esercitata appropriatamente nella scelta degli anziani di una congregazione, segue che coloro che sono stati scelti in tal modo erano persone tenute in grande stima; e visto che non si debbono scegliere dei principianti, ne segue che costoro sono stati apprezzati e scelti per il lavoro da loro svolto, perché è stato capito dai fratelli che essi avevano una misura considerevole dello Spirito santo d'amore, di saggezza e di mitezza, oltre a certi doti e qualificazioni naturali per questo servizio.
 
"Vivere in pace fra voi", come esorta l'Apostolo, significherebbe che, avendo scelto questi anziani perché fossero i rappresentanti della congregazione, il corpo in generale badi a loro nello svolgimento del servizio per il quale sono stati scelti e non cerchi di assumersi individualmente il compito di essere uno che rimprovera, o uno che ammonisce, ecc. In verità, come abbiamo già visto, il popolo del Signore non si deve giudicare a vicenda a livello personale; e solo la congregazione nel suo insieme può escludere uno del gruppo dalla comunione e dai privilegi dell'incontro. E ciò, abbiamo visto, può solo verificarsi dopo che si son fatti vari passi di natura più privata: dopo che tutti gli sforzi per provocare un cambiamento si sono dimostrati vani, e gli interessi della Chiesa in generale sono stati minacciati per via del cammino sbagliato del trasgressore. Ma nel testo che è di fronte a noi l'Apostolo esorta affinché la congregazione "conosca", cioè prenda nota, badi a, coloro che essi hanno scelto come loro rappresentanti e si aspetti che costoro si prendano cura degli interessi della Chiesa e rivolgano l'ammonimento ai disordinati, fino al punto in cui le cose dovessero diventare alquanto serie da presentarle alla Chiesa nella sua funzione di tribunale.
 
 
Rare le riprovazioni in pubblico
 
 
In alcune circostanze questo ammonire si potrebbe fare in pubblico davanti alla congregazione, come suggerisce a Timoteo l'Apostolo: "Quelli che peccano [in pubblico] riprendili in presenza di tutti, onde anche gli altri abbian timore." (I Tim. 5:20) Tale riprovazione in pubblico indica necessariamente un peccato pubblico di natura grave. Per una deviazione relativamente leggera dal regolamento riguardante l'ordine, gli anziani, secondo la legge dell'amore, e la Regola d'oro, dovranno sicuramente "avere considerazione l'uno per l'altro per incitare all'amore e alle opere buone", e avendo questa considerazione sapranno che una parola in privato sarà probabilmente più utile all'individuo che una riprovazione in pubblico, che potrebbe dar luogo ad un taglio o una ferita o un danno per una natura sensibile laddove non sarebbe stato necessario produrre quella ferita e laddove l'amore avrebbe potuto suggerire un cammino diverso.
 
Ma anche se un Anziano dovesse riprovare un peccato serio in pubblico, dovrebbe essere fatto, cionondimeno, con amore e con un desiderio che colui che riceve la riprovazione si possa correggere ed aiutare a riabilitarsi e non con un desiderio di renderlo odioso e di scartarlo. Né, in verità, rientra nei compiti dell'Anziano riprovare qualche persona al punto tale da escluderla dai privilegi della congregazione. Un tipo di riprovazione simile può venire soltanto dalla Chiesa nel suo insieme ed anche così solo dopo aver ascoltato per intero il caso, durante il quale uno ha la possibilità completa o di difendersi o di fare ammenda dei suoi comportamenti ed essere perdonato. La Chiesa, l'Ecclesia, i consacrati del Signore, sono nel loro insieme i suoi rappresentanti e l'Anziano è semplicemente il rappresentante della Chiesa, l'idea migliore che la Chiesa ha della scelta del Signore. La Chiesa dunque, e non gli anziani, costituisce il tribunale di ultima istanza in tutte le faccende di questo tipo; perciò la linea di azione di un anziano è sempre soggetta a revisioni e a correzioni da parte della Chiesa, secondo il giudizio congiunto della volontà del Signore.
 
Mentre consideriamo questa fase della questione, possiamo fermarci un momento per cercare di sapere fino a che punto la Chiesa debba direttamente o indirettamente, o attraverso i suoi anziani, esercitare questo dovere di ammonire i disordinati ed, infine, di escluderli dall'assemblea. Non rientra nel potere della Chiesa escludere su una base permanente. Il fratello che, avendo offeso un membro fratello oppure l'intero corpo della Chiesa, ritorna un'altra volta e dice: "Mi pento degli sbagli che ho compiuto e prometto i miei migliori sforzi per agire bene in futuro", o una cosa equivalente, deve essere perdonato completamente, senza riserve, di tutto cuore come speriamo che il Signore perdoni le offese di tutti. Nessuno se non il Signore ha il potere o l'autorità di tagliar fuori un individuo per sempre, il potere di recidere un ramo dalla Vite. .... Non dobbiamo giudicare nessuno per quello che hanno in cuore poiché non possiamo leggere i cuori....
 
....gli esclusi non dovranno essere trattati come un nemico né considerati tali; invece se un fratello sbaglia, come l'Apostolo dice più avanti in questa stessa epistola: "Se qualcuno non ubbidisce a quel che diciamo in questa epistola [se disordinatamente, non volendosi sottomettere a un ragionamento sano e a dei regolamenti amorosi e generosi sull'ordine] notatelo quel tale, e non abbiate relazione con lui, affinché si vergogni; però non lo tenete per nemico, ma ammonitelo come fratello." (II Tess. 3:14, 15)
 
Un caso come questo comporta qualche opposizione aperta, pubblica da parte del fratello ai regolamenti di ordine stabiliti dall'Apostolo, quale portavoce del Signore; e tale opposizione pubblica a principi giusti dovrebbe essere rimproverata dalla congregazione, nel caso in cui dovessero decidere che il fratello è così fuori linea che necessita di un ammonimento; e se non acconsente alla forma di parole sane, mandateci da nostro Signore attraverso l'Apostolo, egli dovrebbe essere considerato così in disarmonia da non potersi ritenere più una cosa appropriata per lui stare in comunione con i fratelli finché non sia d'accordo con questi requisiti ragionevoli. I fratelli non dovrebbero passare accanto a lui per strada ignorandolo, ma dovrebbero trattarlo cortesemente. L'esclusione dovrebbe riguardare semplicemente i privilegi dell'assemblea e qualsiasi associazione speciale con i fratelli, ecc. pertinenti ai fedeli. Ciò è sottinteso anche nelle parole del Signore: "Che sia per te come un pagano e un pubblicano." Nostro Signore non intendeva dire che dovremmo recare danno a un pagano o a un pubblicano, né semplicemente trattare l'uno o l'altro in modo sgarbato; ma semplicemente che non dovremmo ammetterli in comunità come fratelli, né cercare che si confidino, né come Nuove Creature dovremmo fare le nostre confidenze a loro. 

(Tratto dal capitolo 6 "Ordine e disciplina nella Nuova Creazione" Studi sulle Scritture Vol.6 La Nuova Creazione di C.T. Russell 1904)
 
 
 
 
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