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Nella vita a volte è necessario saper lottare, non solo senza paura, ma anche senza speranza.
Sandro Pertini

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03/09/16

La banalità del male


"I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi; sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e a obbedire senza discutere"
(Primo Levi)


"...qualche anziano un po' più ragionevole a volte sente disagio in certe direttive, in situazioni che deve affrontare nel suo ruolo, riesce a fare 1+1, ma non riesce a prendere coscienza del risultato da scrivere dopo il segno uguale. Sarebbe troppo doloroso farlo, la sua mente si ferma…"

(V) 

Recentemente ho avuto modo di vedere un film, tratto da una storia vera. Era la storia della giornalista Anna Arendt, un'ebrea che volle documentare il processo fatto al gerarca nazista Adolf Eichmann, rapito, processato e impiccato dalle autorità israeliane. Il risultato fu un libro che ebbi modo di leggere qualche anno fa e che fece molto scalpore nell'opinione pubblica: "La banalità del male". La Arendt si rese conto che Eichmann non era un mostro ma solo un mediocre funzionario, un uomo che pensava di mostrarsi ineccepibile e leale obbedendo agli ordini, senza discutere e senza dar voce alla sua coscienza. Sapeva che i convogli su cui faceva salire migliaia e migliaia di ebrei li avrebbero portati verso la morte, ma preferiva non indagare oltre. Per lui il Fuhrer e il partito nazista erano intoccabili, gli ordini indiscutibili e cosi lavoro' alacremente, stipando centinaia di persone in carri da bestiame, per destinazioni che per lui erano solo nomi. Non si chiese nemmeno se senza spazio e acqua quelle persone rischiassero di arrivare già morte, come inevitabilmente accadde, non era un problema suo.

“Nel pensiero della Arendt... il male è l'essere un inconsapevole volontario... diventare un braccio intenzionalmente inconsapevole di qualcun altro. Il regime totalitario è uno dei possibili ma è ingenuo pensare che sia l'unico... banalizzando così il pensiero della Arendt.”
(tratto da La banalità del male, wikipedia)

Mettere la somma dopo il segno = significa iniziare il percorso alla consapevolezza. E' una strada difficile che ci porta a mettere in discussione non solo credenze ben radicate nel tempo ma anche il cammino della nostra vita. Logico che per molti sia difficile farlo e allora si creano stanze chiuse nella mente, armadi, dove riporre le domande più scomode, che urterebbero la coscienza se poste in bellavista. Credo che tutti noi ne abbiamo uno, non sempre per riporci domande religiose, possono anche essere domande su scelte che abbiamo fatto o non fatto, tutto ciò che ci crea disagio interiore e spezza l'equilibrio. Un fratello ne parlava come del "disordine ordinato". In qualche modo si tampona il disagio nascondendo la polvere sotto il tappeto. E' una caratteristica umana che rischia di non farci progredire, spiritualmente in questo caso: la paura di sconvolgere l"ordine e l'equilibrio raggiunto, anche se certe domande vengono chiuse in un angolo buio dei nostri pensieri.

Ora questa storia, anche se in proporzioni meno disastrose, si ripete nelle congregazioni. Anziani burocrati, incapaci di fare 1+1, altri incapaci di mettere quella somma dopo il segno uguale, stipano i fratelli in carri bestiame, incuranti delle sofferenze e delle vittime che non arriveranno a destinazione, solo per ubbidire senza farsi domande. Seguono la legge delle circolari e si illudono di essere fedeli e ubbidienti a Geova come Noè che “fece proprio cosi”. La disarmante verità è che spesso sono carnefici perché vittime del sistema! Persone che se solo fossero state fatte crescere spiritualmente, se gli fosse stato insegnato a ragionare secondo i principi biblici anziché infarcirli di regole e regolette in carta bollata avrebbero messo il loro senso di lealtà non al servizio di uomini ma dell'Iddio vivente, con ben altri risultati.

"Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno". Luca 23:34

post redatto e inviato da -Fespea-